Vai al contenuto

Post-disco

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Post-disco
Origini stilisticheDisco music, musica elettronica, dub,[1] new wave, post-punk
Origini culturaliStati Uniti, fine anni 1970, inizio anni 1980
Strumenti tipicivoce, sintetizzatore, sequencer, campionatore, chitarra elettrica, basso elettrico, drum machine
PopolaritàAbbastanza diffusa nei primi anni ottanta, specialmente negli Stati Uniti.
Generi derivati
Chicago house, techno, acid house
Generi correlati
Disco music, post-punk, new wave, boogie, electro, avant-funk

Per post-disco si intende una variante della disco music emersa lungo la fine degli anni settanta negli Stati Uniti.[1][2]

Caratteristiche

[modifica | modifica wikitesto]

Pur mantenendo la struttura ritmica della disco music, si differenzia da essa per le sonorità maggiormente elettroniche e viene associata a varianti del rock quali il post-punk e la new wave.[1][2][3] Viene generalmente riconosciuta come una musica di transizione fra la musica disco degli anni settanta e diverse tendenze di musica da ballo quali la house di Chicago, la techno e l'acid house.[1][4] La post-disco ha molte caratteristiche in comune con il boogie ed è talvolta considerata un suo sinonimo.[5][6][7]

Gli Imagination e altri, tra cui Penney de Jager, le Dolly Dots e Willem Ruis nel 1984

In seguito alla Disco Demolition Night, una campagna mirata a screditare la disco music, le stazioni radiofoniche statunitensi iniziarono a trasmettere stili musicali come il reggae, il punk rock e la new wave, e alcune etichette di musica mainstream come la Casablanca, la TK e la RSO andarono in bancarotta. Nel frattempo, la disco si stava orientando sempre più in direzione della musica elettronica, dando vita alle scene Hi-NRG, freestyle, la Italo disco, che continuerà a prosperare per tanti anni in Italia, e il boogie, lo stile più vicino di tutti alla post-disco.[8][9][10][11][12]

Il produttore discografico brasiliano e pioniere della fusion Eumir Deodato, che era attento alle tendenze musicali in voga, contribuì al successo dei Kool & the Gang, che erano reduci da un periodo di crisi interna, rinnovando la loro immagine e adottando nelle loro tracce un sound pop e post-disco.[13] Jacques Fred Petrus, produttore dei B. B. & Q. Band e Change da sempre interessato al genere Hi-NRG, contaminò la musica da lui prodotta con riferimenti funky e R&B, divenendo così un'importante figura del genere post-disco.[14] Il duo francese Henri Belolo/Jacques Morali, le menti dei fortunati Village People, fecero scritturare i Ritchie Family, un altro gruppo da loro fondato, alla RCA Victor per far produrre il loro album I'll Do My Best (1982), co-prodotto da Petrus e Fonzi Thornton, e in cui si nota il cambio di stile in direzione della post-disco.[14] Il gruppo post-disco degli Imagination, diventati celebri grazie a Just an Illusion (1982) e altri singoli di grande successo, sono ritenuti i responsabili della transizione dalla disco music alla dance nonché i precorritori della musica house.[15]

Dick Griffey e Leon Sylvers III della SOLAR Records, altri due pionieri della post-disco, produssero Rough Riders (1979) dei Lakeside dell'Ohio, in cui «fa sfoggio di arrangiamenti economici (ottoni, tastiere e chitarra)» e risente l'influenza della nascente stilistica.[16] Un disco spartiacque del genere è Off the Wall (1979) di Michael Jackson, prodotto da Quincy Jones, che contribuì a definire le dinamiche della nuova R&B/dance e influenzò molti giovani produttori interessati a questo tipo di musica.[17]

La disco music europea non subì i segni lasciati dalla Disco Demolition Night, e subì un calo di notorietà nel solo Regno Unito, anche se ciò avvenne a causa dell'emersione degli artisti new wave e new romantic intorno al 1981.[18] Questi ultimi diedero vita a una caratteristica scena musicale attingendo pesantemente dalla post-disco americana fino alla fine degli anni settanta.[19]

Oltre ai sopracitati, gli esponenti della post-disco sono produttori elettronici come François Kevorkian, Arthur Baker e Shep Pettibone,[1] e artisti come Larry Levan,[1][2] Madonna,[20] Grace Jones,[2] Kid Creole & The Coconuts,[2] Prince,[2] Inner Life, Liquid Liquid, D Train, Shalamar e Indeep. Tra coloro che si ispirarono al genere si segnalano Rick James[19] e Teena Marie;[19] fra coloro che invece vi si sono invece cimentati solo occasionalmente vi sono i Rolling Stones (Miss You), i Clash (The Magnificent Dance) e Dolly Parton (Potential New Boyfriend).[1]

  1. ^ a b c d e f g (EN) Pitchfork:Early '80s Disco, su pitchfork.com. URL consultato il 3 gennaio 2017.
  2. ^ a b c d e f (EN) Michael Campbell, Popular Music in America:The Beat Goes On, Cengage Learning, 2012, p. 341.
  3. ^ (EN) David Bourgeois, That's the Way (Uh-huh, Uh-huh) I Like It, in Spy, maggio 1991.
  4. ^ (EN) George Haggerty, Encyclopedia of Gay Histories and Cultures, Routledge, 2013, p. 256.
  5. ^ (EN) Electro Funk Roots: The Building Blocks of Boogie (history), su electrofunkroots.co.uk. URL consultato il 30 marzo 2021.
  6. ^ (EN) Name it on the 'boogie' – the genre tag that won't sit still (2011), su theguardian.com. URL consultato il 30 marzo 2021.
  7. ^ (EN) DJ Spinna: The Boogie Back: Post Disco Club Jams (by Andrew Martin), su popmatters.com. URL consultato il 30 marzo 2021.
  8. ^ (EN) Disco Business > An Art Unto Itself: Programming of Mobiles - Chicago, in Billboard #92, 18 luglio 1980.
  9. ^ (EN) Grunge's Long Shadow, su slate.com. URL consultato il 3 marzo 2022.
  10. ^ (EN) Why 'Disco sucks!' sucked, su theguardian.com. URL consultato il 3 marzo 2022.
  11. ^ (EN) XLR8R, su xlr8r.com. URL consultato il 3 marzo 2022.
  12. ^ (EN) Stephen Webber, DJ Skills: The Essential Guide to Mixing and Scratching, Focal, 2007, p. 25.
  13. ^ (EN) Walsh, Fintan (June, 2012): Eumir Deodato and the exploration of Post-Disco, su thefourohfive.com. URL consultato il 3 marzo 2022 (archiviato dall'url originale il 9 novembre 2013).
  14. ^ a b (EN) James Aerna, First Ladies of Disco: 32 Stars Discuss the Era and Their Singing Careers, Penguin, 2013, pp. 186-7.
  15. ^ Andrea Angeli Bufalini, Giovanni Savastano, La storia della disco music, Hoepli, 2019, p. 465.
  16. ^ (EN) Billboard's Top Album Picks (1979). Billboard SPECIAL SURVEY For Week Ending 10/13/79, in Billboard #91, 13 ottobre 1979.
  17. ^ (EN) The '80s Producers, su danceclassics.net. URL consultato il 3 marzo 2022 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2016).
  18. ^ (EN) autori vari, Electronic Music, Cambridge University, 2013, p. 104.
  19. ^ a b c (EN) The Music Steps Beyond Disco: Where The Beat Meets The Street/Danceable Rock Generates First Bevy of Crossover Stars, in Billboard #94, 19 giugno 1982.
  20. ^ OndaRock: Madonna, su ondarock.it. URL consultato il 3 gennaio 2017.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
  Portale Musica: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di musica